ARQUÀ – la casa di Francesco Petrarca

Arezzo 1304 – Arquà 1374

Il Petrarca al quale intendiamo far visita non è il poeta del Canzoniere, il poeta dell'amore insieme sensuale e mistico, bensì lo studioso che già dai contemporanei veniva riconosciuto come l'ispiratore e il padre della nuova fioritura intellettuale, che oggi chiamiamo Umanesimo. E in particolare intendiamo interrogare il filosofo del De vita solitaria

Attraversiamo l'Italia del secolo XIV. Il paese si trova in una condizione di grande frammentazione. Il Sud è sotto la dominazione degli Angioini. Al Nord i Comuni, formalmente soggetti ancora al Sacro Romano Impero Germanico, sono in effetti entità autonome. Tra le quali primeggiano Firenze e Venezia. Il Papato attraversa una lunga crisi, con il trasferimento ad Avignone nel periodo 1305-1376, il ritorno a Roma e uno scisma temporaneo della chiesa francese nel periodo 1377-1414. Scoppia la Peste Nera nel 1348, che imperversa in tutta Europa.

La casa

Petrarca è stato un viaggiatore. Impegnato nel servizio diplomatico per conto di importanti signori del suo tempo, e con maggiore passione dedito alla ricerca delle opere dell'antichità, sepolte nelle biblioteche di tutta Europa. Ha abitato in diverse città, da Avignone a Milano a Venezia a Padova, e in ognuna di queste ha ricercato un luogo appartato e ameno dove stabilirsi. Così nei pressi di Avignone ha scelto il paese di Valchiusa, allietato dalle "chiare, fresche e dolci acque", dove ha abitato, negli intervalli fra un viaggio e l'altro, negli anni fra il 1337 e il 1353. Così nel periodo finale della sua esistenza, negli anni 1370-1374, da Padova si è trasferito in una casa in Arquà, un paese sui Colli Euganei, ricevuta in dono.

La casa di Petrarca in Arquà si è conservata nei secoli, sebbene modificata all'esterno con l'aggiunta nella facciata principale di una loggia al piano superiore con una scalinata di accesso, e con interventi anche all'interno, opera di un successivo proprietario nel XVI secolo. Ma è possibile ricostruire l'aspetto originario della costruzione, che appare più semplice e più elegante, confacente alla sobria razionalità di un intellettuale. Tutto intorno alla casa è un ampio giardino, con alberi rigogliosi, e Petrarca vi teneva anche un orto, di cui si occupava personalmente, e in cui non mancava il lauro, la pianta più amata. 

Al primo piano, il piano riservato all'abitazione, si trova una stanzetta con finestra, che era lo studio privato di Petrarca. Qualcosa rimane dell'arredamento originale: la sedia e un armadio, delle dimensioni di un ampio baule, che si ritiene fosse adibito a ospitare i libri. Probabilmente era insufficiente allo scopo. Manca invece il tavolo di lavoro, lo scrittoio, che pure doveva esserci. In questo studiolo Petrarca si spense, quel giorno del 1374, mentre ancora esaminava un codice Virgiliano. 

I libri

La collezione di libri di Petrarca, tutti manoscritti ovviamente, copiati o acquistati o ricevuti in dono, qualcuno miniato, distribuita presso varie dimore, venne alla fine radunata a Padova e poi Arquà. Era la più ampia delle biblioteche private dell'epoca, contenendo forse duecento codici e anche più. E qui bisogna considerare che un codice poteva portare più opere, di uno stesso autore o anche di autori diversi, e che di alcune opere erano presenti più edizioni, che venivano confrontate con metodo filologico. Per la sua collezione di libri Petrarca cercò di ottenere una sistemazione come biblioteca pubblica a Venezia, ma gli accordi non ebbero compimento. Così la collezione passò agli eredi e ai signori di Padova, e finì dispersa presso varie biblioteche in Europa, da Parigi a Roma. 

- Il soprannome Petrarca significa (figlio) di Petracco, cioè Pietraccio, e questi non è altro che Pietro nella variante di un 'rude vezzeggiativo' che è caratteristica del vernacolo toscano. 

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