EPILOGO

Al rientro dalla nostra escursione storico-geografica alla ricerca di un luogo per il pensiero, è il momento di ricapitolare le idee. Abbiamo identificato alcune condizioni ideali: la biblioteca, il giardino, il silenzio.

L'idea di avere a disposizione la Biblioteca Universale è affascinante, ma richiede di abitare nell'area di una grande città, rinunciando, se non al giardino, certamente alla tranquillità. Pensiamo invece a una biblioteca personale selezionata, adeguata alle necessità dello studio o alle preferenze di lettura. Sarà sufficiente, anche per non cadere nel vizio della bibliomania, vituperato dai pensatori di tutti i tempi. D'altronde, quanti libri si possono leggere o studiare nel corso di una vita? Pensiamo che Montaigne possedeva circa mille volumi, Newton meno di duemila opere, Kant circa quattrocento. Invece lo scrittore Alberto Manguel ha dichiarato, in un libro di qualche anno fa, di possedere venticinquemila volumi e di averne letto un terzo. Nei luoghi del nostro viaggio, abbiamo visto biblioteche a misura d'uomo nelle scuole ateniesi, in particolare quella famosa di Aristotele, e nel monastero di Cassiodoro. Ma la più intelligente e comoda biblioteca che abbiamo visitato è stata senza dubbio la 'biblioteca vivente' di Aristofane di Bisanzio.

La necessità del giardino è stata chiara da sempre. Lo confermano i giardini di Atene e quelli di Roma, e l'ampio parco del Vivarium. I giardini di Alessandria e di Baghdad, come quelli più antichi di Babilonia, avevano una diversa funzione, quella di testimoniare lo splendore della dinastia. Perciò immaginiamo per noi una residenza di campagna, di dimensioni contenute e di architettura essenziale, come un casolare rustico, con un ampio giardino intorno di almeno un ettaro, ben recintato, atto a tenere lontani gli animali e gli umani selvatici. Una stanza ospiterà la biblioteca che abbiamo descritto al punto precedente. Non mancherà un porticato e la vegetazione in giardino sarà quella di un boschetto con una radura.

Il silenzio, in un ambiente del genere, è quasi automatico e dipende esclusivamente dal comportamento dei suoi frequentatori. La necessità del silenzio è dimostrata scientificamente con l'esperimento della mosca di Pascal. L'utilità del silenzio è spiegata perfettamente da Benedetto con quel versetto biblico di cui possiamo appropriarci se non altro in questa forma: se parli molto non eviterai l'errore. Se tutto intorno ci saranno le voci della natura, come il canto degli uccelli, il frusciare delle foglie nel bosco, lo scrosciare dell'acqua in un ruscello, o il fragore del mare all'orizzonte, tutto questo sarà il sottofondo armonico della nostra vita intellettuale. 

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