Diario di viaggio
Mentre mi allontano dalla bella dimora che ha
ospitato gli ultimi anni di Francesco Petrarca, lo studioso
esemplare, non posso fare a meno di ricordare i tempi della mia
giovinezza, quando la passione nascente si riconosceva nei versi
perfetti di Francesco Petrarca, il poeta del sentimento, sensuale
e mistico insieme. Quando, camminando verso la campagna oltre
l'ultima periferia, recitavo a me stesso che "Erano i capei bruni
a l'aura sparsi" (adattato il colore) oppure che "Solo e pensoso i
più deserti campi / vo mesurando a passi tardi e lenti".
Nonostante il poeta dichiari, nel sonetto che apre il
Canzoniere, il suo pentimento perché "quanto piace al mondo
è breve sogno", quella sua opera poetica è stata nei secoli
oggetto di imitazione da parte dei poeti, e di interpretazione in
musica, ad opera di compositori quali Monteverdi e Haydn e Liszt
tra gli altri. Solo più tardi mi è riuscito di riconoscere la
grandezza intellettuale dell'altro Petrarca, erudito e filosofo,
scrittore latino. Grazie, in particolare, all'opera brillante
ormai classica di Jacob Burkhardt sul Rinascimento in Italia.
Saluto dunque, con sentimento di devozione, Francesco Petrarca, il
poeta e l'erudito. Scritto in un mondo un po' defilato, in una
giornata di autunno incipiente in un anno come un altro.