ROMA - le biblioteche private
II sec. a.C.

Foro di Traiano
(plastico, Roma, Museo della Civiltà Romana)
Una cartolina di Roma nel II secolo d.C.. Rappresenta il Foro di Traiano. Al centro dell'immagine vediamo un lungo colonnato che, con l'altro colonnato parallelo che non vediamo, delimita la piazza della Basilica Ulpia, che è l'edificio a sinistra sulla piazza. Alle spalle della basilica, in uno spazio abbastanza ristretto, troviamo due piccoli edifici con al centro la Colonna Traiana. I due edifici costituiscono la Biblioteca Ulpia 1, divisa nelle due sezioni, greca e latina. È stata forse la più grande biblioteca pubblica di Roma antica. E la colonna era il libro più importante conservato nella biblioteca. Rappresenta infatti un rotolo marmoreo lungo circa 200 metri srotolato verso il cielo per un'altezza di circa 30 metri. Che racconta la storia sanguinosa e avvincente della conquista della Dacia.
Per un aspetto però la cartolina non è realistica: non c'è gente in giro. Sappiamo che invece i popoli della terra, lasciati i libri ad Alessandria, portarono a Roma i mestieri e gli affari, per cui i luoghi pubblici della città erano tutto il giorno affollati e rumorosi. Infatti negli ultimi secoli dell'era pagana il mare di mezzo è diventato tutto nostrum. E intanto, mentre ad Alessandria nasce un sapere di tipo
scientifico, le forme classiche della cultura greca rinascono a
Roma.
Le biblioteche di Roma
Le prime biblioteche romane sono biblioteche private, costruite intorno a un bottino di guerra. Prima fu quella di Lucio Emilio Paolo, che nel 168 portò a Roma la biblioteca del re sconfitto Perseo di Macedonia. Un'altra veramente importante fu quella di Lucio Cornelio Silla, il quale nell'anno 86, dopo aver domato la ribelle città di Atene 2, prese per sé la biblioteca del ricco Apellicone. Con l'arrivo delle opere del genio greco si diffusero a Roma nello stesso tempo la passione per la cultura e la moda di collezionare libri, e alcuni appassionati, nelle loro confortevoli dimore, scoprirono il grande piacere della lettura.
A partire dalla prima età imperiale nascono a Roma numerose biblioteche pubbliche, volute dai vari imperatori. Inizialmente associate al tempio, si spostano in seguito presso le terme. Infatti l'obiettivo della biblioteca pubblica romana è molto diverso da quello della biblioteca reale di Alessandria. Non più il prestigio del sovrano ottenuto mediante la costruzione del sapere, piuttosto un nuovo diletto offerto dall'imperatore al suo popolo in aggiunta al pane, ai giochi e alle feste. In quanto alla consistenza, la più grande biblioteca pubblica, la Biblioteca Ulpia, era probabilmente minore di molte biblioteche private, come quelle di Cicerone o di Attico.
Vi presento allora tre importanti biblioteche private di cittadini romani molto in vista.
Silla e i libri di Aristotele
Uno degli eredi di Neleo si ricordò di avere in una buca del proprio terreno sepolta una importante collezione di libri ormai antichi e decise di dissotterrarla, per scoprire che i papiri erano molto deteriorati, mangiati qua e là dalle tarme o dai topi. Decise quindi di venderli, e li cedette al ricco bibliofilo Apellicone, la cui collezione libraria, come sappiamo, migrò infine a Roma nella biblioteca di Silla, che passò al figlio Fausto Cornelio Silla. Molti letterati romani, alcuni erano greci di origine, frequentarono la biblioteca di Silla. Grazie all'interessamento di uno di questi, il grammatico Tirannione, di formazione alessandrina, l'edizione di queste opere ritrovate di Aristotele fu affidata al filosofo peripatetico Andronico di Rodi 3. E alla fine la biblioteca di Silla, con gli originali ormai consunti di Aristotele e di Teofrasto, fu anch'essa dispersa.
La biblioteca di Cicerone
Molte ville possedeva Cicerone. Una sontuosa a Roma sul Palatino. Una a Tuscolo, nella zona dei Colli Albani, la sua preferita. Una ad Anzio, sul litorale. Una a Cuma, in Campania. Forse otto ville in totale. La biblioteca di Cicerone era divisa tra tutte le sue residenze. Annesso alla villa di Tuscolo era un piccolo ginnasio su due piani, che Cicerone chiamava giocosamente 'Accademia' e 'Liceo' (inferiore e superiore, rispettivamente). Cicerone si occupava con passione e con notevole impegno finanziario della costruzione della sua collezione libraria. Di questo abbiamo notizie sparse nelle sue opere e soprattutto nelle sue lettere, in particolare nelle lettere ad Attico 4, che era scrittore e anche un rinomato produttore di libri. Notiamo intanto come, in una lettera all'erudito Varrone, mentre si annuncia per una visita, Cicerone ci conferma la necessità del giardino:
Se presso alla biblioteca ci sarà un giardino, nulla ci mancherà.
In altri passi delle lettere troviamo traccia del piacere e dell'entusiasmo che accompagnano Cicerone nella sua vita circondato dai libri. In una lettera ad Attico la lettura appare come un piacere puro:
Mi sono talmente abbandonato all'ozio che non riesco a staccarmene. Dunque o mi diverto con i libri, di cui ho qui ad Anzio una piacevole raccolta, oppure conto le onde del mare.
E altrove la lettura è descritta come alimento per lo spirito. Ad Attico scrive 5:
Io qui mi nutro lo spirito con la biblioteca di Fausto. Tu forse credevi che mi stessi godendo tutto ciò che di bello offrono questi luoghi: invero, neppure questo mi manca, ma ... è con gli studi che mi sostento e mi ricreo.
I libri e la gioia di vivere: potrebbe essere, senza troppa esagerazione, un sottotitolo per questo capitoletto.
La villa dei papiri a Ercolano
Appartenuta probabilmente a Lucio Calpurnio Pisone, suocero di Giulio Cesare, la villa di Ercolano, immediatamente di fronte al mare, a un centinaio di metri dalla piccola ma ricca città, era uno spettacolo di bellezza e di lusso. Al suo interno è stata ritrovata una collezione di oltre milleottocento papiri, carbonizzati 6, in massima parte greci con alcuni latini, e in gran parte opere del filosofo Filodemo di Gadara, il quale visse a lungo come ospite della villa. Si tratta dell'unico caso di una biblioteca del mondo antico che sia giunta in qualche modo fino a noi. Filodemo fu un filosofo epicureo, con una inclinazione verso l'erotismo, e bisogna ammettere che la bellezza e il lusso della villa di Ercolano perfettamente si addicono alla sua concezione filosofica.

L'immagine qui sopra è un fotogramma del video di una ricostruzione virtuale della villa dei papiri che si poteva vedere online alcuni anni fa. Ecco che l'epicureo, uscito dalla biblioteca dei papiri, immerso nelle sensuali riflessioni filosofiche caratteristiche del suo sistema di pensiero, si trovava di fronte all'orizzonte marino illimitato e poteva con delizia abbandonarsi alla fascinazione della verità. La medesima concezione si ritrova, dopo secoli, in questi versi de La vita anteriore, uno dei Fiori del male del giardino di Baudelaire: "Ho abitato sotto vasti portici, che le luci del mare tingevano di mille bagliori. A sera le grandi colonne, diritte e maestose, li rendevano simili a grotte di basalto, le onde rimescolavano i loro potenti accordi con i colori del tramonto, riflesso nei miei occhi. È là che ho vissuto in una calma voluttà, nell'azzurro, le onde, lo splendore."
1. Intitolata alla gens Ulpia, cui apparteneva la famiglia di Traiano.
2. L'assedio di Silla, condotto con estrema durezza, portò grave distruzione in Atene, anche nelle zone dell'Accademia e del Liceo.
3. Che in quell'epoca era il decimo scolarca del Liceo.
4. Tito Pomponio era chiamato Attico per avere a lungo vissuto ad Atene.
5. Da Cuma, dove Fausto Silla era vicino di casa.
6. I papiri carbonizzati sono stati srotolati e decifrati già nel Settecento, all'epoca della scoperta archeolgica, e non senza danni. Oggi vengono studiati con metodi di radioscopia, senza srotolamento.